22 ottobre 2016

La distrazione al volante raddoppia il numero di incidenti




Da sapere

La distrazione, da sola o insieme con altri fattori, siano essi errore o condizione fisica o psichica compromessa (per abuso di alcol o droghe, stanchezza, stato emotivo agitato) è deleteria per la sicurezza di chi guida.

Chi è al volante è impegnato in attività che distraggono la sua attenzione per oltre il 50% del tempo di guida, raddoppiando così il rischio di avere un incidente stradale.

La distrazione da uso del cellulare occupa più del 6% del tempo trascorso al volante e aumenta di quasi 4 volte il rischio di incidente stradale e il dato è in netta crescita con l’emergenza, riferita soprattutto alla fascia dei giovani, rappresentata dalla consuetudine di possedere strumenti sempre collegati a internet, con cui interagire e navigare in ogni momento e in ogni occasione.

Risultati

Quelli in evidenza sono i risultati più interessanti dello studio Dingus 2016, condotto negli USA dal Virginia Tech Transportation Institute: con un metodo di osservazione sul campo il team di ricercatori ha montato sui veicoli di partecipanti volontari videocamere, sensori e radar per registrare e raccogliere dati sulla velocità, la posizione GPS dell’auto, l’accelerazione, la distanza dalle altre auto, ma anche la direzione dello sguardo di chi guida e la presenza di alcol. Sono stati filmati oltre 3.500 guidatori, da 16 a 98 anni di età, per più di 50 milioni di chilometri, per un periodo di 3 anni, in 6 differenti località degli USA.

Secondo lo studio Dingus 2016 i comportamenti del guidatore che contribuiscono all’evento incidentale sono riconducibili ai seguenti fattori:

uno stato non ottimale di chi è al volante, compromesso per effetto di alcol o droghe, stanchezza / colpo di sonno, stato emotivo (rabbia, tristezza, pianto, agitazione);
errori nella performance di guida – conduzione del veicolo, manovre scorrette;
temporaneo errore di giudizio – guida aggressiva, alta velocità
distrazione – uso di dispositivi portatili o in dotazione all’auto, interazione con i passeggeri, fattori esterni

In sintesi, su 905 incidenti avvenuti nel periodo di osservazione, nell’ 87,7 % degli incidenti è presente almeno un errore / condizione compromessa o un momento di distrazione del guidatore: nel 73,7% degli incidenti è stato compiuto qualche tipo di errore, nel 68,3% qualche tipo di distrazione e nel 54,5% errore e distrazione contemporaneamente. Questi risultati dimostrano che la distrazione di chi guida ha un impatto deleterio da sola o insieme con altri fattori, siano essi rischio o condizione fisica o psichica alterata.
Condizioni di chi è al volante

Complessivamente le condizioni non ottimali del guidatore aumentano di 5 volte il rischio di incidente e sono presenti per l’1,92% del tempo di guida; ma se si parla di guida in stato di ebbrezza il rischio aumenta di 36 volte, anche se questa condizione è presente solo per lo 0,1% del tempo di guida, un valore molto basso contrariamente alle attese.
Una condizione presa in esame dallo studio, spesso trascurata ma che aumenta di quasi 10 volte il rischio di incidente è uno stato emotivo alterato per rabbia, agitazione o tristezza; anche se caratterizza solo lo 0,2% del tempo di guida.
Errori nella performance di guida

Complessivamente l’errore aumenta il rischio di incidente di 18 volte ed è presente per il 5% del tempo di guida. Tuttavia alcuni tipi di errore – il mancato rispetto del diritto di precedenza, la frenata improvvisa e inopportuna – aumentano il rischio di incidente anche di centinaia di volte (per esempio il mancato rispetto del diritto di precedenza aumenta il rischio di incidente di 936 volte). Sono però comportamenti molto rari.
Errori di giudizio

Sono inclusi gesti di imprudenza da parte di chi guida, per esempio un eccesso di velocità, oltre i limiti previsti o inopportuna per le condizioni climatiche o ambientali / stradali; da considerare anche forme di guida aggressiva, per esempio non rispettare la distanza di sicurezza o superare in modo illecito. Complessivamente l’errore di giudizio aumenta di oltre 11 volte il rischio di incidente ed è presente per il 4% del tempo di guida: tutte le sottocategorie dell’errore di giudizio aumentano il rischio di incidente in un range che oscilla da 5 a 35 volte.
Distrazione

In evidenza è il tempo che un guidatore impegna in attività che sono causa di distrazione – complessivamente quasi il 52 % – e che raddoppia il rischio di incorrere in un incidente. Questo significa che chi è al volante per oltre metà del tempo del suo viaggio raddoppia il rischio di provocare o subire un incidente, se è impegnato in un’attività che lo distrae. E tra le varie attività quelle che obbligano a distogliere lo sguardo dalla strada sono le più pericolose: digitare su i-pad e palmari (aumenta di 12 volte il rischio di incidente), leggere / scrivere (aumenta di quasi 10 volte il rischio di incidente), cercare di afferrare un oggetto (aumenta di 9 volte il rischio di incidente), mandare sms dal cellulare (aumenta di oltre 6 volte il rischio di incidente).

Altre attività che causano distrazione, bere o mangiare, aggiustarsi unghie e capelli, truccarsi sono invece stimate poco rischiose. Parlare al cellulare, attività controversa dal punto di vista del rischio che rappresenta – alcuni studi la considerano pericolosa altri innocua – aumenta il rischio di incidente di 2.2, superando di pochissimo il rischio complessivo della categoria (2.0).

Uno dei comportamenti più spesso messi in atto è l’interazione con un passeggero (prevalenza del 14, 58%) anche se il rischio di incidente aumenta circa una volta e mezza. Invece l’interazione del genitore con il bambino seduto sul sedile posteriore ha un effetto protettivo, con un rischio di incidente inferiore ad 1 (0.5): questo forse perché quando l’adulto trasporta un bambino guida in modo più sicuro, presta maggiore attenzione e rallenta la velocità.

Come è stato realizzato lo studio

Il metodo di ricerca applicato (l’osservazione naturalistica di un soggetto nel suo luogo consueto, per esempio il conducente nella sua auto), ha consentito al team che ha condotto lo studio di osservare in tempo reale il comportamento del guidatore e di catturare con accuratezza la performance nei minuti e secondi immediatamente precedenti un incidente: sono stati esaminati 905 incidenti che hanno comportato lesioni o danni al veicolo (non sono stati inclusi incidenti di minore entità). Lo studio Dingus 2016, per l’ampiezza del campione preso in esame e per la mole di dati a disposizione, raccolti sul campo, rappresenta il primo caso di analisi dove il potere statistico è sufficiente per valutare rischio e prevalenza associate con una varietà di cause. Vale a dire che è possibile stimare quanto aumenta il rischio di incidente in presenza di un certo comportamento del guidatore e quanto questo comportamento è presente sul totale del tempo di guida. E senza dubbio rischio e prevalenza sono strumenti preziosi, che offrono suggerimenti e indicazioni utili a chi si occupa di educazione stradale, di applicazione delle norme in vigore, di progettazione delle auto e di politiche sulla sicurezza stradale.
Indicazioni per decisori e professionisti

Se la distrazione venisse eliminata come fattore di rischio potenzialmente potrebbero essere evitati 4 milioni di incidenti stradali degli 11 milioni che ogni anno occorrono negli USA: questo ci comunica lo studio Dingus 2016.
Il campione di popolazione dello studio ha una rilevante, forse eccessiva presenza dei guidatori più giovani perché sono la fascia più a rischio: ciò può comportare stime più alte. Tuttavia i conducenti più giovani rappresentano una nuova generazione di guidatori sempre più orientati a dei comportamenti distratti differenti dalla generazione passata. Queste stime potrebbero raffigurare bene lo scenario futuro se non vengono adottate misure decise per ridurre gli incidenti causati dalla distrazione: programmi educativi e di consapevolezza e sensibilizzazione per chi guida, azioni di enforcement decise e capillari sulle leggi già in vigore, sistemi di emergenza installati sui veicoli per evitare gli incidenti.

Lo studio Dingus 2016 è stato condotto in America e riporta dati riferibili a quella realtà.
Tuttavia l’allarme sempre crescente verso il fenomeno distrazione è l’oggetto di un recente report pubblicato dalla Commissione Europea “Study on good practices for reducing road safety risks caused by road user distractions”, che oltre a stimare tra il 10-30% gli incidenti stradali che, globalmente in Europa, annoverano la distrazione come fattore prioritario – nonostante le differenze tra paese e paese – suggerisce a professionisti della sicurezza stradale e a decisori alcune buone prassi, già in uso o auspicabili, per ridurre il rischio di incidenti stradali provocati dalla distrazione. Riprendono molto da vicino le misure con cui si conclude lo studio americano:

tecnologie e applicazioni wireless che riducono l’interazione fra conducente e dispositivo;
sistemi per limitare la distrazione – segnali di avvertimento di collisione, avvertimento di deviazione dalla corsia di marcia, freni di emergenza;
azioni educative e di enforcement per controllare l’applicazione delle leggi vigenti, soprattutto verso i guidatori più giovani ed inesperti;
sistemi per bloccare le chiamate da cellulare e sistemi avanzati di avvertimento del conducente, ancora poco disponibili sui veicoli in circolazione;
redazione di comuni linee guida per le industrie automobilistiche e di telecomunicazione: potrebbero definire gli standard per installare i sistemi di interfaccia uomo-veicolo, le funzioni per bloccare le chiamate da cellulare, i dispositivi wireless sul cruscotto dell’auto.

E intanto in Italia …

E’ stata recentemente approvata la legge che definisce pene severe per il reato di omicidio stradale (legge 23 marzo 2016, n. 41) e i mass media ne hanno dato grande risalto, pubblicando in evidenza la cronaca dei primi incidenti gravi per i quali è stata applicata nla nuova normativa.

Il legislatore ha voluto rispondere a un bisogno di “fare giustizia”, avvertito in primo luogo per i parenti delle vittime; alcuni giuristi hanno espresso perplessità anche su questo piano, tenuto conto anche dei tempi e delle complessità del processo penale.

Riguardo alla prevenzione, purtroppo, in questa legge nessuna delle azioni utili sopra descritte viene favorita. Non vi sono nemmeno risorse finanziarie aggiuntive da destinare ad azioni di prevenzione, visto che si tratta di pene detentive e revoche della patente e non di multe.

Possiamo quindi prevedere che il timore della revoca della patente, (ancor più che il timore della detenzione), difficilmente basterà, da solo, per cambiare comportamenti che non vengono percepiti come antisociali, dannosi o pericolosi per sé e gli altri dal guidatore nel momento in cui agisce, convinto che non ci sia lì vicino una pattuglia pronta a fermarlo.

Fonte: www.dors.it

19 marzo 2016

Incidenti stradali: prima causa di morte sul lavoro




La recente tragedia che ha distrutto una band di giovani musicisti di Fossano che rientravano di notte da un concerto, a seguito di un gravissimo incidente stradale avvenuto sulla A21 che ha causato 4 morti e 5 feriti, ripropone ancora una volta come la strada, specialmente in condizioni di stanchezza e di stress, rappresenti un pericolo per tutti i lavoratori e non solo.
È noto, infatti, come ancora oggi nel mondo gli incidenti, quelli stradali rappresentino una delle principali cause di infortuni, invalidità permanenti e di morti.
I dati diffusi recentemente dall’O.M.S. (Organizzazione Mondiale della Sanità) nel suo “Rapporto globale sulla sicurezza stradale 2015” sono, a dir poco, allarmanti: 1,25 milioni di persone muoiono ogni anno nel mondo a causa degli incidenti stradali, che sono la principale causa di morte fra i giovani tra i 15 e i 29 anni.
Nel nostro Paese la situazione non è meno preoccupante: secondo l’ultimo Rapporto ISTAT–ACI,nel 2014 in Italia si sono verificati 174.400 incidenti stradali con lesioni a persone, con 248.200 feriti e 3.330 morti.
In particolare, per i lavoratori la strada rappresenta un pericolo costante e di assoluta gravità, sia che si tratti di operatori per i quali la strada costituisce il proprio “posto di lavoro” (parliamo di autotrasportatori, conducenti di autobus, taxisti, commessi viaggiatori, addetti alla manutenzione stradale, o di altre tipologie che per lavoro si spostano con mezzi di trasporto), sia di lavoratori dei più svariati settori di attività che si mettono in strada per andare o tornare dal lavoro.
In Italia nel 2014 sono stati denunciati all’INAIL circa 92.000 infortuni stradali (tra infortuni in occasione di lavoro e in itinere) su un totale di circa 663.000 infortuni, con una percentuale pari circa al 14%. Molto più elevata la quota di infortuni mortali accertati stradali che, sempre nel 2014, sono stati 371 pari al 53,4% del totale (695). In pratica oltre la metà dei morti sul lavoro si verifica sulle nostre strade, in misura quasi equiripartita tra infortuni avvenuti in occasione di lavoro (196) e infortuni in itinere (175).
La distribuzione degli incidenti stradali nell’arco della giornata conferma una struttura del fenomeno ormai ampiamente consolidata e strettamente correlata ai tempi di vita e di lavoro delle persone coinvolte, evidenziando come la componente lavorativa abbia un peso non indifferente nella incidentalità stradale. Un primo picco sia di incidenti che di morti si riscontra, infatti, tra le 8 e le 9 del mattino, fascia oraria nella quale normalmente si effettuano gli spostamenti casa-lavoro; un secondo picco si osserva tra le 12 e le 13 anche in relazione alla mobilità di alcune categorie di lavoratori che usufruiscono dell’orario non continuato.
Ma la punta massima in assoluto di incidentalità si registra tra le ore 17 e le 18, al termine cioè del turno di lavoro. È una fascia oraria in cui si combinano gli effetti dell’aumento della circolazione stradale per tornare dal lavoro verso casa con quelli di altri fattori quali l’accumulo di dispendio di energie e di stress da lavoro e la difficoltà di percezione visiva per il venir meno della luce naturale non ancora pienamente sostituita da quella artificiale. Il tutto può risultare poi aggravato dalle avverse condizioni meteorologiche che, in particolare nei mesi autunnali e invernali e soprattutto al Nord (le famose “nebbie in Val Padana”) creano frequentemente situazioni di altissimo rischio.
Nelle ore notturne poi, data la più ridotta mobilità, il numero di incidenti diminuisce nettamente ma cresce in misura enorme il tasso di mortalità.
Tra questi ultimi casi rientra anche il grave incidente sulla A21 dove il 6 marzo la Band “Tony Mac Music Show” di Fossano, specializzata in feste di piazza e matrimoni, composta da Antonio Levrone, Paolo Papini, Marco Inaudi e Gianpaolo Giacobbe, è andata distrutta. A loro la “SOS Musicisti” (http://www.sosmusicisti.org/) sta dedicando attenzione in quanto Associazione che si occupa di legislatura dello spettacolo.
E anche a loro è dedicato il “Tour per la Sicurezza sul Lavoro” realizzata dalla Fondazione ANMIL “Sosteniamoli subito”, avvalendosi del supporto dell’ANMIL, e con il Patrocinio del Senato della Repubblica e dell’ANCI che partirà il prossimo 28 aprile.
Fonte ANMIL
Privacy Policy